La sede di Venegono Inferiore del Seminario Arcivescovile di Milano per diversi decenni ha ospitato un Osservatorio di fisica terrestre. Le attività dell'Osservatorio riguardavano meteorologia, sismologia, elettricità atmosferica, radioattività e radiazione cosmica. Gli strumenti erano dislocati in diverse sedi: a terra all'aperto, in un locale nei pressi dell'atrio di ingresso e sulla torre alta circa 60 metri.
Gli annuari
Nella biblioteca del Seminario sono conservati gli annuari dell'attività del laboratorio di geofisica a partire dal 1939, fino al 1987 circa. L'Osservatorio ideato dal sacerdote prof. Giovanni Rigamonti fu inaugurato a Monza nel 1927, in seguito la struttura fu trasferita a Venegono Inferiore e più tardi essa entrò a far parte della Società Meteorologica Italiana. Le prime osservazioni sugli annuari portano la firma del dottor don Pietro Silva fino al 1942, poi per via della seconda guerra mondiale le osservazioni continuarono in modo sporadico e ripresero regolarmente solo nel 1949. Col trasferimento di don P. Silva a Milano, la direzione dell'Osservatorio di Geofisica passò quindi sotto la guida del prof. don Elia Orsenigo che rimase direttore fino allo smantellamento.
In un volume dedicato al Seminario del 1985 (Il seminario di Venegono 1935-1985. Pagine di un cammino), don Elia Orsenigo sottolinea l'importanza di una nuova realtà per la stazione di geofisica, ovvero come sussidio nelle attività sperimentali agli studenti maturandi del Liceo Classico del Seminario.
Alcuni strumenti della stazione di geofisica (Immagine tratta dagli annuari del Seminario)
La strumentazione
Gli annuari della stazione di geofisica raccolgono un lavoro meticoloso di registrazione dei dati - giorno per giorno - e riguardano principalmente i rilievi meteorologici come: radiazione solare, temperatura dell'aria e del suolo, umidità dell'aria, velocità del vento e segnalazione meteore, quest'ultimo dato inteso letteralmente, ovvero non come fenomeno astronomico ma come qualsiasi fenomeno in atmosfera.
Tra gli strumenti meteorologici vi erano: termometri di massima e di minima - termoigrografo - psicrometro - pluviografo - pluviometro - termometri del suolo - barografo aneroide - barometro Fortin - eliofanografo - piranografo - anemografo.
Negli annuari compaiono saltuariamente articoli di diversa natura ad esempio di entomologia, come lo studio della presenza e diffusione locale di alcuni coleotteri, di geologia e sismologia (nella struttura erano presenti diversi sismografi) e articoli sulla radioattività e sui raggi cosmici. Per lo studio della radioattività l'Osservatorio del Seminario disponeva di due strumenti, uno dei quali adatto anche per lo studio dei raggi cosmici.
Strumenti per i raggi cosmici
Nel 1942 infatti, malgrado gli evidenti problemi del periodo storico, sugli annuari è espressa la volontà di continuare gli studi con la stazione geofisica e di dotare il laboratorio con un sistema di analisi della radiazione ionizzante tramite un apparecchio di W. Scmidt (elettrometro collegato a camere di ionizzazione). Dopo qualche tempo in effetti, l'Osservatorio viene dotato di uno strumento firmato ALIVERTI-LOVERA e costruito dai noti tecnici e costruttori di strumenti MASERA e VASCHETTI di Torino. Si trattava di un elettrometro di Wulf e di quattro camere di ionizzazione con un alimentatore per l'alta tensione. Questo è stato il primo degli strumenti adottati per indagare la radioattività e i raggi cosmici; va ricordato che in quegli anni le camere di ionizzazione collegate a elettrometri erano gli strumenti migliori e più moderni per fare questo tipo di misure.
Una camera di ionizzazione con elettrometro conservata al Wettermuseum di Lindenberg,
questo strumento probabilmente è
molto simile a come doveva essere quello
dell'Osservatorio di geofisica del Seminario (foto C. Guaita).
Radioattività
Il secondo strumento riguardava la misura di ionizzazione dell'aria o come descritto: la radioattività del pulviscolo atmosferico.
In collaborazione con i laboratori di fisica sanitaria del centro studi nucleari di Ispra, sulla torre del Seminario era montato un apparato per filtrare l'aria e raccogliere le polveri con un apposito filtro (denominato SS 589). La postazione trovandosi in totale a 400 m s.l.m. e lontano da inquinamento industriale si prestava bene a questo tipo di rilievi. L'aria veniva convogliata nel filtro da una pompa a vuoto con capacità di 10 m3/h, in seguito ogni mattina il filtro veniva spedito a Ispra per le relative misure. L'immagine di seguito espone un grafico molto interessante sulla radioattività registrata durante tutto il 1960.
Grafico tratto dagli annuari (vedi testo).
Da notare che il picco tra febbraio e marzo è dovuto alla prima bomba atomica francese (Gerboise bleue), fatta esplodere il 13 febbraio, gli esperimenti francesi di Reggane sono proseguiti con altre esplosioni il primo aprile e il 27 dicembre, di queste però non vi è traccia. L'opinione più comune di allora (avvalorata da altre stazioni in funzione) era che i venti avevano spinto l'aria e il pulviscolo radioattivo da ovest verso est e avevano raggiunto l'Italia solo dopo aver compiuto un giro completo intorno alla Terra, quando ormai la radioattività si era diffusa in atmosfera.
La camera a nebbia e l'attuale laboratorio di fisica
Dei due strumenti citati purtroppo non vi è più traccia, il Seminario tuttora dispone comunque di un eccellente Laboratorio di Fisica in cui sono conservati molti altri strumenti storici. Il laboratorio è ancora molto attivo per quanto riguarda la didattica e organizza periodicamente lezioni per le scuole.
Alcuni strumenti per indagare la radiazione ionizzante presenti nel laboratorio di fisica:
a sinistra dietro un elettroscopio,
a destra un elettrometro, al centro due modelli di
spintariscopio
e in primo piano la camera a nebbia (foto M. Arcani).
Questa camera a nebbia di Wilson concessaci in prestito dal Seminario - nella persona di Don Natale Castelli (docente di fisica) - risale probabilmente agli anni cinquanta ed è stata costruita dalla Leybold. La camera a nebbia è stato uno strumento importante e insostituibile per molte scoperte nel campo delle particelle elementari e dei raggi cosmici. Questo modello è ideale per esperimenti didattici in quanto evidenzia molto bene le tracce lasciate dai raggi cosmici.
La camera a nebbia rimessa in sesto nei nostri laboratori.
Video relativo al funzionamento della camera a nebbia, le tracce si vedono benissimo!
Con questa pagina si vuole rinnovare lo stesso omaggio e auspicio riportato a suo tempo dalla direzione del Seminario, come così citato negli annuari:
"La Diocesi Ambrosiana che vanta tra i suoi sacerdoti una ricca schiera di ingegni eletti nel campo scientifico, quali: Bonaventura Cavalieri, Paolo Frisi, Scipione Breislak, Gian Antonio Lecchi, Barnaba Oriani, il Card. Agostino Riboldi, Michele Bandi, Antonio Stoppani, Giuseppe Mercalli, trae da questi nomi l'auspicio a continuare la sua nobile tradizione. Il nostro lavoro vuole essere pertanto un atto di omaggio alla loro venerata memoria."...
Si ringraziano: don Virginio Pontiggia, don Stefano Perego, don Roberto Rossi, don Natale Castelli, don Adriano Sandri e il geometra Alberto Rimoldi per aver permesso di recuperare un importante capitolo di storia scientifica locale.
Marco Arcani
Elettrometro di Wulf per raggi gamma.
Il prof don Castelli prepara un esperimento nell'attuale laboratorio di fisica del Seminario.
In commercio esistono pochi costruttori di camere a nebbia didattiche a espansione, questo è attualmente costruito dalla IEC.
La collezione Antonio Stoppani
Il Seminario di Venegono ospita uno dei musei naturalistici più belli della zona, in particolare la sezione paleontologica è una delle più ricche in assoluto. Il museo è diretto e curato dal prof. don Elio Gentili, esperto entomologo e appassionato di paleontologia.
Uno sciame elettrofotonico in una camera a nebbia, una immagine che compare in un articolo sui raggi cosmici presente negli annuari del Seminario e firmato A. Lovati, C. Succi.
Una veduta di Venegono I.
Alla ricerca di supernovae nei sedimenti del fondale marino 21.12.2024
Le supernovae vicine potrebbero aver inondato la Terra di vari isotopi non comuni, ma questi in genere decadono troppo rapidamente per essere rilevati nei sedimenti più vecchi di qualche milione di anni. Lorenzo Caccianiga e colleghi dell'Istituto nazionale di fisica nucleare italiano ora propongono che i muoni, particelle di breve durata create quando i raggi cosmici colpiscono l'atmosfera, potrebbero lasciare una traccia più persistente. Lo studio suggerisce che i danni inflitti dai muoni ai minerali che ora giacciono sotto il Mar Mediterraneo potrebbero fornire una registrazione delle supernovae avvenute circa 6 milioni di anni fa. Le simulazioni delle interazioni tra muoni e nuclei all'interno dei minerali indicano che potrebbero esserci tracce rilevabili nei reticoli cristallini. Nelle simulazioni, i ricercatori hanno variato la distanza della supernova dalla Terra, così come la profondità a cui i minerali erano immersi. I loro calcoli hanno indicato che un minerale esposto durante una supernova vicina dovrebbe ospitare fino a 9 volte più tracce rispetto alla stessa roccia sotto cieli più tranquilli. Tuttavia, se la supernova si fosse verificata quando il minerale si trovava sott'acqua, l'incremento sarebbe stato trascurabile...
Fonte: Physics APS
Il libro AstroParticelle 26.09.2013 - Un viaggio scientifico tra i raggi cosmici raccontato attraverso la storia, le invenzioni i rivelatori e gli osservatori; senza trascurare gli effetti che essi producono coinvolgendo numerose discipline scientifiche tra cui astrofisica, geofisica e paleontologia. |
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