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ALFMED

ALFMED (sta per: Apollo Light Flash Moving Emulsion Detector, ma anche Apollo Light Flash Medical Experiment Device) è stato uno dei primi apparecchi costruiti per indagare sugli effetti che la radiazione cosmica può avere sull’organismo umano nello spazio.

Dalle prime missioni Apollo, ma probabilmente anche prima, gli astronauti dichiaravano di vedere dei lampi di luce durante la loro permanenza nello spazio. Non ci volle molto per sospettare che i raggi cosmici erano i responsabili di questo fenomeno, tuttavia il meccanismo fisiologico della visione non era altrettanto chiaro. Per cercare di verificare se fossero le particelle le responsabli del disturbo visivo e per capire cosa stimolasse i lampi di luce visti dagli astronauti fu costruito ALFMED, un casco dotato di emulsioni fotografiche nucleari allo scopo di verificare e registrare il passaggio delle particelle nella testa di chi lo avesse indossato.

ALFMED utilizzava una lastra fotografica montata su un meccanismo mobile e una o due lastre in posizione fissa. Gli astronauti dovevano attendere quindici minuti nell'oscurità totale prima di iniziare l'esperimento (gli occhiali scuri all'interno servivano da schermatura per favorire l'adattamento). All'accensione la lastra mobile iniziava a spostarsi lentamente, l'astronauta in contatto con il centro di missione comunicava quando vedeva i lampi di luce e ogni volta veniva annotato ora minuto e secondo dell'evento, l'operazione durava circa un ora. Una volta sviluppate le pellicole, tramite il confronto delle tracce lasciate dalle particelle nelle emulsioni e i dati annotati durante l'esperimento, si poteva verificare il momento esatto dell'interazione.

 

alfmed original vs replica
A sinistra una delle versioni originali della NASA di ALFMED, a destra la nostra replica.

Non c'era più alcun dubbio i raggi cosmici erano e sono i responsabili di questo fenomeno definito anche fosfene. La prima spiegazione era attribuita ad un effetto di radiazione Cherenkov nel bulbo oculare prodotta dalle particelle. Anche se questa può rimanere una delle possibili spiegazioni, altri meccanismi sembrano essere più plausibili, come l'interazione diretta con la retina dell'occhio o con altri elementi del sistema visivo come nervo ottico neuroni e interneuroni. Il molteplice meccanismo di interazione spiegherebbe la varietà di eventi manifestati, infatti alcuni sembrano somigliare più a bagliori e altri a oggetti in movimento come stelle cadenti.

 


 

ALFMED-R IL REMAKE

Credo che nessuno al mondo finora abbia mai realizzato una copia (riadattata) di ALFMED, questa versione vuole essere anche un omaggio alla NASA e agli sforzi dei numerosi scienziati, ingegneri e tecnici che ogni giorno lavorano per rendere possibile i viaggi umani nello spazio.

 

La replica di ALFMED usa due tubi Geiger-Müller sistemati uno per lato, in modo che quando indossato rimangano in prossimità della zona temporale (tempie) dello sperimentatore. Due led frontali (davanti agli occhiali) segnalano il passaggio di particelle nel tubo dx e sx e molto probabilmente nella testa di chi lo indossa. Se una particella attraversa entrambi i tubi e perciò la testa dello sperimentatore avviene la coincidenza tra i segnali dx e sx e oltra all'illuminazione dei due led, si accende anche il led frontale che appunto segnala la coincidenza e quindi il passaggio della particella orizzontale.

Rimane una percentuale di probabilità di effetto shower (diciamo 30%) in quanto i tubi sono affiancati e non impilati, ovvero la coincidenza può essere segnalata anche per particelle diverse che attraversano i due tubi contemporaneamente (per far crollare l'effetto shower quasi a zero basta piegare la testa di 90° su di un lato, vedi anche l'effetto zenit).

Il casco è collegabile con un apposito cavo a qualsiasi computer ed è possibile utilizzare il software AstroRad per il conteggio del flusso di particelle, così come per gli altri rivelatori (i.e. AMD4, AMD5...).

ALFMED remake

A cosa serve

Questa replica di ALFMED serve - se ce ne fosse bisogno - a dimostrare anche alla persona più scettica il fenomeno dei raggi cosmici con un sistema che definirei psichedelico.

Ruotato di 90° funziona come ottimo telescopio per raggi cosmici che collegato al computer può misurare il flusso di particelle per unità di tempo.

Collegato con un EEG (elettroencefalogramma) può essere utilizzato per esperimenti di entanglement quantistico (ne parleremo).

E se vogliamo esagerare, portato in orbita non ha motivo di non funzionare altrettanto bene dell'ALFMED originale!

 

ALFMED replica, construction sequence
La sequenza di costruzione, un lavoro durato qualche mese.

 

Alcune immagini della versione NASA:

 


A sinistra il casco indossato da Aldrin, tuttavia Alfmed è andato nello spazio solo con Apollo 16 e Apollo17.

 


Qui sopra e nell'immagine precedente a destra, indossato da Ron Evans (A17).

Brief description of ALFMED in english

M.A.


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ALFMED NASA

Original ALFMED NASA
Una versione NASA di ALFMED.


Il meccanismo di movimento della lastra fotografica dell'ALFMED originale.


ALFMED REPLICA

GMT on alfmed replica
Il posizionamento dei due GMT nell'ALFMED-R


Sensore: 2GMT SBM19
Alimentazione: 2 pile da 1,5V, 1 pila da 9V
Interfaccia: TTL 5V-USB
Peso: 3.5Kg



Evoluzioni di ALFMED


L'esperimento M106, una versione di casco più sofisticata utilizzato sulla missione Apollo-Soyuz e sullo Skylab.
M106 registrava i dati su nastro magnetico oltre che in particolari rivelatori a cristalli d'argento.


P. Nespoli con ALTEA (Anomalous Long Term Effects on Astronauts), ALTEA è la vera versione moderna di ALFMED ed è stata realizzata completamente in Italia.


ALTEA usa sei rivelatori al silicio, che circondano la testa dell'astronauta, in alcuni esperimenti il casco è interfacciato con un EEG.



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26.09.2013 - Un viaggio scientifico tra i raggi cosmici raccontato attraverso la storia, le invenzioni i rivelatori e gli osservatori; senza trascurare gli effetti che essi producono coinvolgendo numerose discipline scientifiche tra cui astrofisica, geofisica e paleontologia.

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